La Caduta e Amsterdam
Cè qualcosa in comune tra La Caduta di Albert Camus e Amsterdam di Ian McEwan.
Nel racconto di Camus il protagonista è un avvocato di successo, affermato nella professione, è anche molto amato come uomo.
Anche Clive, il compositore di Ian McEwan è apprezzato e viene scelto per realizzare la sinfonia del millennio, nella vita privata è stimato.
Entrambi sono soli per scelta, Clive ha amato molto Molly, mentre Clamance dice di non aver mai veramente amato.
Comunque la vita di entrambi procede bene, in modo soddisfacente fino a che ad entrambi capita di ignorare le necessità di una sconosciuta, entrambi evitano di aiutare chi in quel momento ha bisogno di loro, perché troppo presi da se stessi. Clive è immerso nella sua sinfonia e non può perdere l'ispirazione, mentre Clamance non riesce nemmeno a concepire di bagnarsi per salvare qualcuno che sta annegando.
Da quel momento però la loro vita cambia in modo drastico, drammatico, fino al finale grottesco di Amsterdam. Ma grottesca è anche la fine di Clamance giudice penitente in un bar di Amsterdam.
Ad accomunare i due romanzi brevi è anche il cinismo. Quel sano cinismo che apre gli occhi del lettore e che a me piace molto.
Però Clamance si rende conto di quello che è successo, lo capisce, lo analizza e trova la sua personale soluzione che vuole insegnare anche agli altri, mentre Clive no, lui incolpa l'amico Vernon di tutti i suoi mali, non si guarda dentro, ha sete di vendetta e si lascia accecare totalmente dal suo egoismo.
L'egoismo che è proprio della sua generazione, così ben descritta dall'autore, coetaneo dei suoi personaggi.
Ottime letture!
Nel racconto di Camus il protagonista è un avvocato di successo, affermato nella professione, è anche molto amato come uomo.
Anche Clive, il compositore di Ian McEwan è apprezzato e viene scelto per realizzare la sinfonia del millennio, nella vita privata è stimato.
Entrambi sono soli per scelta, Clive ha amato molto Molly, mentre Clamance dice di non aver mai veramente amato.
Comunque la vita di entrambi procede bene, in modo soddisfacente fino a che ad entrambi capita di ignorare le necessità di una sconosciuta, entrambi evitano di aiutare chi in quel momento ha bisogno di loro, perché troppo presi da se stessi. Clive è immerso nella sua sinfonia e non può perdere l'ispirazione, mentre Clamance non riesce nemmeno a concepire di bagnarsi per salvare qualcuno che sta annegando.
Da quel momento però la loro vita cambia in modo drastico, drammatico, fino al finale grottesco di Amsterdam. Ma grottesca è anche la fine di Clamance giudice penitente in un bar di Amsterdam.
Ad accomunare i due romanzi brevi è anche il cinismo. Quel sano cinismo che apre gli occhi del lettore e che a me piace molto.
Però Clamance si rende conto di quello che è successo, lo capisce, lo analizza e trova la sua personale soluzione che vuole insegnare anche agli altri, mentre Clive no, lui incolpa l'amico Vernon di tutti i suoi mali, non si guarda dentro, ha sete di vendetta e si lascia accecare totalmente dal suo egoismo.
L'egoismo che è proprio della sua generazione, così ben descritta dall'autore, coetaneo dei suoi personaggi.
Ottime letture!
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