Bilal di Fabrizio Gatti
Dovrei aspettare prima di parlare di Bilal e forse non dovrei nemmeno farne una "recensione" perché Bilal non va recensito va semplicemente letto.
Bilal va letto senza paura, senza pigrizia, senza scuse e giustificazioni. E' una lettura che apre la mente e il cuore ma soprattutto libera da quella brutta bestia che si chiama ignoranza.
Fabrizio Gatti scrisse Bilal dopo un lavoro immenso e coraggioso durato parecchi anni. A mio avviso un lavoro meraviglioso di cui io gli sono immensamente grata perché da quando ho iniziato a leggere questo libro la mia mente si è come aperta, il mio sguardo è cambiato e ho acquisito anche una forza maggiore per contrastare certi giudizi e pregiudizi.
Si soffre, certo, leggendo Bilal, ma che cosa è la nostra sofferenza seduti su un comodo divano rispetta a quella di milioni di persone?
Bilal indigna, certo, ma da quando indignarsi è diventato un sentimento da evitare?
Bilal spiega, racconta, indaga: Bilal ci porta nel baratro e ancora più giù. Bilal senza tanta retorica ci mostra i risultati di certe scelte, certe nostre scelte.
Bilal ci mette in difficoltà perché ci mostra lo sguardo di tutte quelle centinaia di persone che incontriamo nella nostra vita e non abbiamo il coraggio di guardare negli occhi.
Tante persone mi dicono che la sera sono stanche e preferiscono leggere romanzi d'amore (o guardare
certa tv) per rilassarsi e non se la sentono proprio di affrontare queste "storie"...Io invece me la sento, forse perché ho bisogno di verità, necessito di realtà, di sapere, di capire, di mettere insieme i pezzi di un mondo incomprensibile, nella speranza che diventi chiaro.
Bilal mi ha aiutato. E' tutto uno schifo e adesso capisco di più il perché. E questo non mi rilassa ma mi permette di aprire la porta alla comprensione, di infuriarmi con cognizione di causa e di non essere vittima di pregiudizi e giudizi da bar.
E io mi sento più libera dopo aver letto Bilal perché sono un pochino meno ignorante.
E la sofferenza che provo non mi fa male, il male è un altro. Il male è quello che vivono gli immigrati clandestini prima, durante e dopo essere giunti in Europa o essersi fermati in Libia.
Leggetelo, non fate finta di essere stanchi, siate consapevoli, che è la cosa migliore che possiamo fare!
Comunque era il 2007 quando Bilal venne pubblicato. Siamo nel 2014 cosa è cambiato?
Fabrizio Gatti è partito da Dakar e ha raggiunto il confine con la Libia con gli stessi mezzi utilizzati dagli africani, vivendo con loro ogni momento.
L'inchiesta continua facendosi rinchiudere in incognito nel centro di accoglienza di Lampedusa.
E termina raccogliendo pomodori con gli schiavi africani, bulgari, rumeni e polacchi.
E' giusto sapere.
Eppure a Ousmane basterebbero meno di cinquemila euro per una macchina usata e un po' malmessa. Cinquemila euro per salvare Ousmane dalla povertà e impedirgli di entrare nella roulette che porta in Europa. Soltanto cinquemila, per aggrapparsi alle pareti del baratro in cui sta scivolando.
Anno di edizione 2007
Bilal lo lessi nel 2008, pochi mesi dopo l'uscita, e ancora adesso lo ricordo vividamente. È stata una delle letture più coinvolgenti e potenti della mia vita. Poche settimane dopo aver letto il libro incontro Fabrizio Gatti in occasione del Premio Terzani. Lo riconosco immediatamente, è solo... vincendo la mia timidezza mi avvicino e gli parlo. Uomo stupendo, persona rara. Alla fine gli sono letteralmente saltata al collo baciandolo e ringraziandolo...
RispondiEliminaGrazie x avermelo fatto ricordare!
Un bacio
Francesca
Sono andata a vedere cosa avevo scritto nel mio vecchio blog. Non era il 2008 ma il 2010. Se ti interessa leggere la mia recensione la trovi sotto l'etichetta "libri".
RispondiEliminaBacioni
Che fortuna che hai incontrato Fabrizio Gatti! Anch'io vorrei abbracciarlo forte forte e ringraziarlo per il suo lavoro.
RispondiEliminagrazie per avere condiviso la tua esperienza, lo leggerò sicuramente!
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