Noi che ci vogliamo così bene di Marcela Serrano
"Noi che ci vogliamo così bene" è il romanzo d'esordio di Marcela Serrano, nel 1991, vincitore di numerosi premi.
Per me è la quarta esperienza con questa autrice in meno di un anno.
Prima di leggerlo è importante contestualizzarlo: è stato scritto per le donne cilene, appena uscite dalla dittatura e anche se, a mio parere, alcuni temi sono ancora attuali, perché anche la nostra moderna società europea non è riuscita a superarli, per qualcuno potrebbe essere difficile capire tutti i malesseri delle donne della Serrano.
Devo però ammettere che, anche se ho sottolineato molte frasi e ho apprezzato gli spunti di riflessione, secondo me l'autrice ha un po' esagerato con la sua carrellata di personaggi, le "disavventure" vissute, i dolori e i malesseri.
La storia è narrata in prima persona da Ana, la più vecchia di quattro amiche, le altre sono Maria, Sara e Isabel che si sono conosciute sul lavoro presso un Istituto di Ricerca a Santiago del Cile. Le quattro si ritrovano per una breve vacanza in una bella casa su un lago, isolata ed accogliente, senza figli né mariti. La narratrice mescola i ricordi del passato per raccontare le protagoniste, ma non solo loro.
Prima di leggerlo è importante contestualizzarlo: è stato scritto per le donne cilene, appena uscite dalla dittatura e anche se, a mio parere, alcuni temi sono ancora attuali, perché anche la nostra moderna società europea non è riuscita a superarli, per qualcuno potrebbe essere difficile capire tutti i malesseri delle donne della Serrano.
Devo però ammettere che, anche se ho sottolineato molte frasi e ho apprezzato gli spunti di riflessione, secondo me l'autrice ha un po' esagerato con la sua carrellata di personaggi, le "disavventure" vissute, i dolori e i malesseri.
La storia è narrata in prima persona da Ana, la più vecchia di quattro amiche, le altre sono Maria, Sara e Isabel che si sono conosciute sul lavoro presso un Istituto di Ricerca a Santiago del Cile. Le quattro si ritrovano per una breve vacanza in una bella casa su un lago, isolata ed accogliente, senza figli né mariti. La narratrice mescola i ricordi del passato per raccontare le protagoniste, ma non solo loro.
"I pomeriggi, seduti a cullarsi, possono essere eterni se si punta lo sguardo sull'acqua verde."
Ana ha mille interessi, studiare letteratura e lo strano fenomeno di essere donna sono quelli che l'appassionato di più, ha cinquantadue anni, tre figli e tre nipoti, un marito studioso che ama ancora. Una vita né troppo dura né troppo semplice. Lei si descrive sempre con né e né.
"La mia grande conquista è la serenità. E questo mi sembra già abbastanza.Forse mi si potrebbe accusare di essere più spettatrice che protagonista degli avvenimenti. Nel qual caso, mi difenderei rispondendo che i reali protagonisti nella vita sono in verità molto pochi, e che la capacità di osservare - neppure quella di analizzare -, oggi è molto diminuita poiché tutti voglio essere al centro."
Maria è la più giovane e controversa, viene da una ricca famiglia dove è stata ben educata con le sue due sorelle ma dove era considerata la più bella ma la più tonta, trascurata dalla madre, ha sempre avuto più affetto per la tata, sensuale ed esibizionista, non si è mai sposata ne ha avuto figli per scelta, ma è attratta dagli uomini e loro sono attratti da lei.
"Si sa che dietro una relazione simbiotica si cela soltanto il terrore della solitudine. E questo terrore è quello che prende forma di famiglia.No io non sto facendo nessun investimento per il futuro. Ma sei convinta che i figli lo siano?Quelle povere creature che, in fin dei conti, non sono state messe al mondo perché le loro madri, ormai vuote, si attacchino a loro."
Isabel ha avuto un infanzia difficile con una mamma depressa e un padre assente, si è presa cura dei fratelli e si è sposata molto giovane con un uomo che è diventato ricco. Ora ha cinque figli e conduce una vita frenetica dalla mattina alla sera, con nessuna considerazione da parte del marito.
"Dovresti rallentare, Isabel. Così eviterai di toccare il fondo. Rallenta un pochino ogni giorno, eviterai l'esplosione finale."
Sara ha avuto un'infanzia curiosa, abbandonata dal padre, ha vissuto con la madre, la nonna e le zie, completamente circondata da donne che l'hanno molto amata. Una famiglia in cui il dogma era divertirsi; vivere con il minimo indispensabile, ma godersi la vita. E non si poteva godere la vita, lavorando dalla mattina alla sera. Lei invece si è dedicata allo studio, alla politica, al lavoro; ha vissuto una grande passione, ha avuto una figlia, Roberta, ma ha deciso di non innamorarsi più perché ha sofferto troppo e perché ama dedicarsi con passione al suo lavoro.
"se mi è successo quello che mi è successo, è stato perché io l'ho permesso."
"Noi che ci vogliamo così bene" è definito un libro femminista ma mi sembra davvero un termine abusato e generalista, senza un significato preciso. Alcune delle donne raccontate da Marcela Serrano sanno farsi rispettare.
Proprio qualche giorno prima di leggere questo romanzo discutevo del fatto che le donne che amano troppo gli uomini (che siano mariti, figli o amanti) si lasciano incantare, schiacciare e sfruttare con più facilità e con più dolore. Per quanto una donna voglia essere forte e indipendente è facile che si lasci distruggere la vita dalla passione per un uomo. (Come sono tragica!)
"E Sara partì al seguito della comitiva come segretaria, fissando fin dall'inizio le sue funzioni. Se porti la colazione a letto il primo giorno, finisci con il portarla per tutta la vita. E' così che i primi gesti determinano il carattere delle relazioni."Ma altre donne, e magari le stesse in un diverso ambito della loro vita, si lasciano sopraffare dalle emozioni. E dagli uomini.
Proprio qualche giorno prima di leggere questo romanzo discutevo del fatto che le donne che amano troppo gli uomini (che siano mariti, figli o amanti) si lasciano incantare, schiacciare e sfruttare con più facilità e con più dolore. Per quanto una donna voglia essere forte e indipendente è facile che si lasci distruggere la vita dalla passione per un uomo. (Come sono tragica!)
"Ho passato tutta la sera a sentirvi lamentare degli uomini, come se realmente li detestasse. E basta che ne entri uno solo, che subito cambiate atteggiamento. Come la mettiamo?"
"Viaggiando" grazie ad un libro...
La madre di Sara, Doña Lucy, è sempre vissuta a Valdivia, sul fiume Calle-calle. L'autrice le dà ragione quando afferma che non esiste una città più bella della sua. Valdivia si trova a sud di Santiago e sembra davvero carina!
In un altro passaggio del libro Marcela Serrano parla di Cuzco come una città incredibile, dove nasce la storia d'amore tra Maria e Ignacio. Cuzco si trova in Perù a 3400 m ed è Patrimonio dell'Unesco.
Titolo originale: Nosotras que nos queremos tanto (1991) traduzione di Silvia Meucci
Che fascino i luoghi raccontati dalla Serrano e le sue storie intense di donne. Questo non l'ho letto, avevo iniziato a leggere il suo ultimo romanzo ma non mi stava convincendo molto, peccato, ritenterò, tu lo hai letto?
RispondiEliminaun bacione!
Ciao Alchemilla,
RispondiEliminaè settembre e io sono tornata a pieno ritmo, anche perché dopo un periodo come quello che ho passato nell'ultima settimana, ho davvero bisogno di rilassarmi con internet.
Sai che la Serrano, alla fine, non mi entusiasma più. Sarà che sono cambiata io, ma i suoi libri, che prima mi dicevano tanto e mi aprivano la mente, adesso faccio fatica a leggerli.
Le tue recensioni sono sempre interessantissime.
Bacioni
Francesca