La carità che uccide di Dambisa Moyo

Desideravo leggere questo libro da moltissimo tempo, è una tesi che mi convince già dal titolo e dalle anticipazioni.
Dambisa Moyo è nata in Zambia e si è laureata ad Oxford, è economista e ha lavorato in tutto il mondo, esperta di macroeconomia, scrive per svariati giornali finanziari e ha pubblicato altri due libri dopo La Carità che uccide: La follia dell'Occidente (come cinquant'anni di decisioni sbagliate hanno distrutto la nostra economia) e il non ancora tradotto Winner Take All che sembra altrettanto interessante perché parla del potere della Cina, dell'effetto della scarsità delle materie prime e di come sarebbe possibile un'economia pacifica, equa ed equilibrata...

Leggere questo genere di libri ha un effetto piuttosto demoralizzante per il comune cittadino inesperto, perché ai nostri occhi le tesi che ci vengono presentate sono così semplici, logiche e realizzabili che non riusciamo a capire come sia possibile che non vengano messe in pratica.
Ho in programma la lettura di altri testi ma so che l'effetto UTOPIA mi accompagnerà costantemente...
Dambisa Moyo sostiene che gli aiuti sono diventati un bene di consumo culturale, veniamo obbligati a fornire più aiuti, un governo viene giudicato in base ad essi. Ma in tutti questi anni in cui trilioni di dollari si sono riversati dai paesi "ricchi" ai paesi "poveri" la situazione di questi ultimi è migliorata? No, secondo la Moyo no, e soprattutto non in proporzione agli aiuti e non in Africa.
Molti lettori si sono sentiti offesi dall'analisi di Dambisa Moyo ma la sua non è una critica alla buona fede delle associazioni di volontariato ma una valutazione sul risultato e si riferisce in particolare a quelli sotto forma di prestiti e sovvenzioni dei governi, ai governi.
L'autrice ha realizzato un lavoro immenso, minuzioso e dettagliato.

Il presidente del Ruanda, Paul Kagame, ha fatto una sintesi: "Il principale motivo è che per le rivalità geopolitiche e strategiche e per gli interessi economici che hanno caratterizzato il periodo successivo alla Seconda guerra mondiale, molti di questi aiuti sono stati spesi per creare e sostenere regimi clientelari di un tipo o dell'altro, con scarsissimo riguardo per lo sviluppo del nostro continente."
I problemi dell'Africa sono sicuramente dovuti anche a questioni geografiche, storiche (colonialismo), culturali, tribali e istituzionali ma non sono ragioni sufficienti per spiegare il mancato motivo dello sviluppo africano. "L'inconveniente del modello di dipendenza dagli aiuti è proprio che l'Africa viene sostanzialmente tenuta in un perpetuo stadio infantile."
Ed inoltre "senza la minaccia di chiudere i cordoni della borsa, i governi africani considerano gli aiuti come un'entrata permanente, affidabile e consistente, e non hanno motivo di credere che i flussi non continueranno a tempo indeterminato. Quando tutto ciò che si deve fare è starsene seduti e incassare gli assegni, non esistono incentivi a una pianificazione finanziaria a lungo termine, e nemmeno motivi per cercare alternative a sostegno dello sviluppo."
Gli aiuti hanno un costo, e non solo uno. Gli interessi: una bolla che si ingigantisce sempre di più.
Gli aiuti sono poi vincolati agli approvvigionamenti, i paesi che ricevono gli aiuti devono spenderli per merci e servizi specifici provenienti dai paesi donatori, i donatori impiegano i propri cittadini perfino quando nel paese povero esistono candidati adatti all'incarico. Il donatore sceglie poi il settore da finanziare, infine gli aiuti arrivano in cambio di misure economiche e politiche da adottare.
Gli stessi sostenitori hanno riconosciuto che gli aiuti erogati in modo incondizionato presentano sempre il pericolo di venire sconsideratamente dissipati invece che investiti, di finire nelle tasche dei privati, invece che nel patrimonio pubblico. Quando ciò si verifica, e accade spesso, non vengono mai inflette vere punizioni o sanzioni.
Gli aiuti poi sono un circolo vizioso che favorisce la corruzione, in una spirale infinita.
"I paesi esteri appoggiano governi corrotti, fornendo loro denaro, da usare liberamente. Questi governi corrotti interferiscono con la legalità, la creazione di istituzioni civili trasparenti e la difesa delle libertà civili, scoraggiando gli investimenti sia interni che esteri. Maggiore ambiguità e minori investimenti riducano la crescita economica, che porta a minori occasioni di lavoro e aumenta i livelli di povertà. In risposta alla miseria crescente, i donatori offrono più aiuti, che fanno proseguire la spirale verso il basso."

Molto azzeccato anche l'esempio delle zanzariere: un imprenditore africano produce zanzariere che danno lavoro a dieci operai che con quei soldi mantengono almeno centocinquanta persone, il divo di Hollywood sensibilizza l'opinione pubblica e manda quintali di zanzariere come aiuti. L'imprenditore non può più lavorare, licenzia gli operai, etc. etc.

(Molta parte di questi discorsi mi sembra che potrebbero essere applicati anche all'Italia...)

Non vi racconterò tutto il libro nei particolari, anche se domani vi parlerò della seconda parte del libro "Un mondo senza aiuti".



Titolo originale: Dead Aid (2009), traduzione di Lorenza Lanza e Patrizia Vicentini 

LeggiAmo 2013
Sezione Istinto

Commenti

  1. Un po' la storia dell'antico proverbio cinese che dice che è meglio insegnare a pescare al pover'uomo invece che dargli un pesce, insomma...
    Una storia vecchia quanto il mondo e molto ma molto attuale, purtroppo.
    Interessante, questo campo.

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  2. Interessante questo tema, in settimana ho visto un interessante documentario sul Mozambico in cui mostravano che gli abiti che una grande associazione umanitaria canadese inviava per le popolazioni povere passava da minimo cinque intermediari, ognuno ci guadagnava qualcosa perché i vestiti venivano venduti, e i poveri li comperavano al mercato, tralasciando il fatto che parecchi pacchi contenevano tute da sci, guanti, ecc.
    Ho letto inoltre un'intervista al direttore di Caritas Ticino che ribadiva un po' il concetto del commento sopra il mio, fino a quando daremo aiuti, se li aspetteranno sempre, se gli insegniamo a camminare con le loro gambe, e gli diamo la possibilità di farlo, usciranno da questa spirale.

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