Ogni cosa alla sua stagione - Enzo Bianchi (2010)
Questo è un libro che accompagna, prende per mano il suo lettore e lo invita a fare un viaggio: nel passato, perlopiù, ma anche nella vita dell’autore, nella sua fede e nella sua vecchiaia.
Non si sente mai solo il lettore perché, anche quando non condivide o non capisce, è comunque coccolato dall’autore, grazie al suo sensato ottimismo fatto di speranza e fiducia.
E’ un libro da leggere ora ma da rileggere sicuramente quando si avvicina la vecchiaia e da rileggere ancora se avremo la grazia di viverla.
“Ogni cosa alla sua stagione” s’intitola ed io, infatti, preferisco quando parla delle stagioni, della natura e del passato: Enzo Bianchi ha un modo di raccontare che sembra di viverci. Poi, si sa, io ho la passione per “L’albero degli zoccoli” e quindi mi sono trovata benissimo qui come in “Il Pane di ieri” di cui avevo parlato in passato e che mi aveva fatto fare un bel sogno.
Ecco alcuni ingredienti contenuti in “Ogni cosa alla sua stagione”:
L’estate “le case sfumate dalla foschia del calore”, i falò che anche io ho vissuto da bambina, i personaggi che incontra, il vino (lui adora davvero il vino…). Il vino che però richiede misura, responsabilità.
“Occorre qualcuno che educhi chi è giovane a bere con intelligenza, per acquistare libertà e non per annegarsi nell’oblio, per condividere la gioia e non per sfidare se stessi, per gustare la genuinità e non per smarrirsi nei miscugli. Esercitarsi in questo senso significa apprendere, proprio attraverso il vino, l’arte dell’autocontrollo, quell’arte che fornisce alla vita il senso della misura, l’accettazione del limite, l’accesso alla libertà che non degenera.”
La tavola “invitare qualcuno significa confessare il desiderio di stare insieme, di ascoltarsi, di conoscersi maggiormente.”
Le foglie “altre ancora, allineate nei filari della vigna, si sbizzarriscono in una sinfonia di colori in cui la ruggine danza con il violaceo e il cielo al tramonto sembra chiamare a sé il bruno della terra.” “presto cadono a terra come una tavolozza sfuggita di mano al pittore”.
L’autunno e la vita contadina di un tempo: “L’autunno è anche stagione in cui in campagna si lavora più che in estate, eppure non sembrava nemmeno di lavorare: si vendemmiava, ed era festa, prima ancora che fatica; si torchiava l’uva e si faceva il vino, ed era speranza che rallegrava il cuore; si sfogliava il granturco, ed erano ore di racconti e scambi in amicizia; si sudava per funghi e castagne, e i chilometri erano leggeri per le gambe…”
Certo a raccontare questo è chi, in quell’epoca, era bambino o ragazzo e quindi viveva tutto con quell’entusiasmo, forse chi era adulto non ricorda queste giornate con tanta nostalgia…
L’inverno “con la sua scarsa luce, che tarda a giungere al mattino per sparire già nel primo pomeriggio”.
L’ascolto “Ascolto è anche dono del tempo: attendere l’altro, con le sue esitazioni e i suoi ritardi, con la sua difficoltà a esprimersi, con i suoi timori e le sue reticenze.”
Il tempo “avere tempo, infatti, significa non aver tempo per tutto”.
Enzo Bianchi è priore della Comunità del Monastero di Bose a Magnano (Bi) |
Ho apprezzato i consigli di Arsenio (nei quali mi ritrovo), che Enzo Bianchi fa suoi per consigliare un modo di vivere la vacanza come qualcosa di positivo: fuce, tace, quiesce.
Fuggi! Lasciare per tornare, naturalmente, per prendersi una pausa, per “affermare la nostra capacità di prendere le distanze dal lavoro, significa dimostrare – a se stessi, innanzitutto – che non siamo alienati dal vortice di cose da fare, ma che sappiamo anche riposare.”
Taci! Il silenzio, quale agognata situazione a cui anelo continuamente...”Le vacanze come occasione di fare silenzio, di abitare il silenzio, di vivere il silenzio”. Quanto bisogno abbiamo di questo silenzio “quel silenzio che restituisce a ogni parola un significato, che impedisce ai suoni di diventare rumori, che trasforma il “sentito dire” in ascolto.”
Trova la quiete! Non è quello che dovrebbero fare le vacanze? “Uscire da quello che facciamo per rientrare in quello che siamo”.
Enzo Bianchi ha avuto la fortuna di trovare sul suo doloroso cammino, dopo la morte della madre quando era bambino, due donne che l’hanno aiutato e amato e, soprattutto, hanno creduto in lui. “Avere qualcuno che crede in noi è decisivo affinché possiamo a nostra volta credere negli altri.”
Purtroppo manca la Primavera, oppure io non l'ho saputa cogliere nel capitolo "I giorni della memoria" mi è venuto addirittura il dubbio che alla mia edizione mancassero delle pagine...
Questi sono solo alcuni aspetti di “Ogni cosa alla sua stagione” ma sono certa che chiunque legga queste poche pagine, saprà cogliere qualcosa di personale in ciò che Enzo Bianchi racconta.
Bellissimo libro che non ho ancora letto ma che già avevo pensato di inserire tra le prossime letture. La tua approfondita recensione mi ha invogliato a mettere mano ( e cuore e testa) in questa lettura. Credo che Enzo Bianchi possa dare molto a chi crede in certi valori e possa anche risvegliare quelli sopiti di chi ha dimenticato la bellezza della vita contadina, la misura del bere per poterlo apprezzare e il colore delle foglie uscito dalla tavolozza del pittore. A tutti noi capire che non siamo i padroni del tempo ma apparteniamo a questo.
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