PER SEMPRE - Susanna Tamaro (2011)
E' una storia semplice e abbastanza prevedibile ma raccontata con poesia, profondità e gioia di vivere. Un uomo trova il grande amore, suggellato dalla nascita di un figlio e dall'arrivo di un'altro, cade nel baratro più assoluto dopo una terribile e incomprensibile disgrazia: la morte della moglie e del figlio in un incidente stradale in cui sembra, addirittura, che la moglie si possa essere suicidata, per l'incomprensibile traiettoria dell'auto. Dopo aver toccato il fondo (alcool, menzogne, cattiveria) il protagonista risale lentamente la china.
E' un romanzo in cui non si nasconde niente al lettore (e a me piace così). Entro la fine del libro si scopre tutto e il modo in cui sono andate le cose.
L'inizio mi è piaciuto molto, mi dava calma e serenità e affrontava un tema a me caro, quello del trasferimento dalla città alla vita totalmente a contatto con la natura.
Il finale mi è sembrato invece un po' affrettato, buttato lì, tanto per chiudere i conti.
Matteo e Nora si innamorano perdutamente e stanno molto bene insieme, sono diversi ma si completano.
Entrambi non hanno avuto un'infanzia facile, Nora non ha avuto il padre mentre il padre di Matteo è rimasto cieco durante la guerra in Croazia, a Zara, dove ha visto morire il padre e la sorella.
Il padre di Matteo è una figura che mi è piaciuta molto. Ha faticato a vivere e forse ha trasmesso un po' di questa fatica al figlio, ma gli ha anche insegnato molto (ad ascoltare, a sentire, ad annusare). Ad un certo punto, con la disgrazia capitata al figlio, si è messo a studiare per realizzare il suo sogno di laurearsi in giurisprudenza e ha poi ottenuto un lavoro in quel senso. Un bell'esempio di come la vita non finisce a quarant'anni...
Matteo diventa medico e Nora decide di restare a casa per badare alla famiglia. Una sera, al ritorno da una bella gita organizzata per acquistare un'auto usata da un amico, Nora che rientra con il figlio in auto ha un incidente mortale e drammatico. Matteo cade in un baratro assoluto: tutto non ha più senso. Inizia a bere e a frequentare varie donne che tratta male, senza rispetto, finché non incontra una che lo ama davvero ma non sa crederle e quando lei scopre di essere incinta, lui fa una bestialità per convincerla ad abortire. Lei (fantastica!) se ne va, tiene il bambino e fa la sua vita.
Alla morte del padre, che gli lascia una lettera, dopo un viaggio a Zara a vedere i luoghi nativi del padre, e in seguito ad una messa in aspettativa da parte dell'ospedale, Matteo inizia a girare l'Italia in lungo e in largo con la cagnolina del padre, fa incontri che lo aiutano a capire quello che deve fare.
Alla fine si ritira in montagna, ristruttura un rudere e si dedica alla coltivazione della terra e alla pastorizia, con pecore ed agnellini a cui si affeziona.
Vive da eremita ma aperto ad ospitare chiunque passi di lì. Passano anche molte persone che si interrogano sul senso del suo stare lì. Alcune lo attaccano, altre lo ascoltano e se ne tornano a casa più serene. Passa anche suo figlio...
Mi è piaciuto molto il rapporto di quest'uomo con la natura e con il suo vivere isolato. Per me è lì la poesia del romanzo.
Forse io non l'ho trovata, ma a me è parso, che questo libro non abbia la presunzione di dare la risposta.
L'inizio mi è piaciuto molto, mi dava calma e serenità e affrontava un tema a me caro, quello del trasferimento dalla città alla vita totalmente a contatto con la natura.
Il finale mi è sembrato invece un po' affrettato, buttato lì, tanto per chiudere i conti.
Matteo e Nora si innamorano perdutamente e stanno molto bene insieme, sono diversi ma si completano.
Entrambi non hanno avuto un'infanzia facile, Nora non ha avuto il padre mentre il padre di Matteo è rimasto cieco durante la guerra in Croazia, a Zara, dove ha visto morire il padre e la sorella.
Il padre di Matteo è una figura che mi è piaciuta molto. Ha faticato a vivere e forse ha trasmesso un po' di questa fatica al figlio, ma gli ha anche insegnato molto (ad ascoltare, a sentire, ad annusare). Ad un certo punto, con la disgrazia capitata al figlio, si è messo a studiare per realizzare il suo sogno di laurearsi in giurisprudenza e ha poi ottenuto un lavoro in quel senso. Un bell'esempio di come la vita non finisce a quarant'anni...
Matteo diventa medico e Nora decide di restare a casa per badare alla famiglia. Una sera, al ritorno da una bella gita organizzata per acquistare un'auto usata da un amico, Nora che rientra con il figlio in auto ha un incidente mortale e drammatico. Matteo cade in un baratro assoluto: tutto non ha più senso. Inizia a bere e a frequentare varie donne che tratta male, senza rispetto, finché non incontra una che lo ama davvero ma non sa crederle e quando lei scopre di essere incinta, lui fa una bestialità per convincerla ad abortire. Lei (fantastica!) se ne va, tiene il bambino e fa la sua vita.
Alla morte del padre, che gli lascia una lettera, dopo un viaggio a Zara a vedere i luoghi nativi del padre, e in seguito ad una messa in aspettativa da parte dell'ospedale, Matteo inizia a girare l'Italia in lungo e in largo con la cagnolina del padre, fa incontri che lo aiutano a capire quello che deve fare.
Alla fine si ritira in montagna, ristruttura un rudere e si dedica alla coltivazione della terra e alla pastorizia, con pecore ed agnellini a cui si affeziona.
Vive da eremita ma aperto ad ospitare chiunque passi di lì. Passano anche molte persone che si interrogano sul senso del suo stare lì. Alcune lo attaccano, altre lo ascoltano e se ne tornano a casa più serene. Passa anche suo figlio...
Mi è piaciuto molto il rapporto di quest'uomo con la natura e con il suo vivere isolato. Per me è lì la poesia del romanzo.
"L'uomo antico ci regala l'intuizione di ciò che serve per spezzare la morsa d'acciaio del sistema simpatico: stare nella terra, seguire i semi nel loro cammino, irrigare, estirpare, cogliere i frutti..."Sicuramente in questo libro è molto forte la ricerca di Dio o di qualcosa di superiore. Molto spesso Matteo si interroga e nel girovagare chiede a tutti "Chi è Dio?" ottenendo le risposte più varie.
Forse io non l'ho trovata, ma a me è parso, che questo libro non abbia la presunzione di dare la risposta.
"Quello che c'è fuori non è altro che lo specchio di quello che abbiamo dentro. Se trattiamo la nostra interiorità come una discarica, non possiamo immaginare che il mondo intorno, magicamente, si trasformi in un giardino."(Letto in un giorno)
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