Reazioni al libro appena letto
Vorrei precisare alcune questioni che riguardano il post precedente, relativo al libro "Se la casa è vuota" di Isabella Bossi Fedrigotti.
Non sono mai stata contraria alla separazione soprattutto perché l'ho sempre vista come la conquista di quelle donne che hanno dovuto subire soprusi e violenze per molti anni nella storia. Peccato che siano proprio queste donne quelle che faticano ancora a trovare la forza di lasciare il loro aguzzino.
Adoro quelle coppie che dopo un primo matrimonio fallito, magari anche in breve tempo, si innamorano per tutta la vita con la persona giusta per loro.
Adoro quelle coppie che si separano restando unite, perché hanno in comune un figlio, che festeggiano insieme, che si consultano, condividono, si accordano e si frequentano con serenità. Qualcuno addirittura cambia paese per stare vicino al figlio, commovente.
Mi dispiace invece la mancanza di maturità: il mettere in mezzo il figlio.
Se la separazione è subita immagino che sia una profonda sofferenza, una spaccatura forte con una sensazione di fallimento che annienta.
Però i figli di questo non hanno veramente colpa.
E se quell'uomo o quella donna non ci vogliono, non è colpa dei nostri figli.
Se anche sono arrivati in momenti sbagliati non l'hanno voluto loro (anche se a volte sembra...)
Un cattivo coniuge non è necessariamente un cattivo genitore.
E comunque non è mettendogli contro il figlio che ci rifaremo di lui, che ci vendicheremo, faremo solo male al bambino/ragazzo.
Leggo di donne fantastiche che riescono a difendere il padre di fronte ai figli anche quando le ha fatte veramente soffrire. Le vorrei abbracciare forte e portarle in giro per il mondo come esempio di forza e saggezza.
Essere un genitore è un sacrificio.
@@@@@@
Non sono assolutamente contraria alla carriera, soprattutto quando ha un valore umanistico, sociologico o artistico.
(In realtà sono un po' contraria quando è a scopo esclusivo di lucro, confesso)
Di entrambi i genitori, intendo.
Però non mi piace quando mi raccontano del tempo di qualità che è sufficiente a compensare il fatto che sia poco, dimenticano di aggiungere che poco non significa praticamente assente: per essere di qualità deve avere una minima durata.
Ma non è solo la carriera ad allontanare i genitori dei figli: alcune volte mi accorgo che pur essendo una presenza fisicamente costante sono mentalmente assente.
Per non parlare dei nostri "ritorni di adolescenza" in cui siamo più coinvolti da amici e attività extra famigliari che dai nostri figli che ci aspettano speranzosi o assistono alle nostre continue, inutili e irritanti telefonate con quel maledetto oggetto sempre presente.
@@@@@
La mia intenzione è la riflessione, non il giudizio.
Però mi capita spesso di partecipare a (chiamiamoli) corsi per genitori in cui all'uscita (o anche durante) molti commentano "Facile per loro parlare, ma la pratica è un'altra cosa!"
Io preferisco guardarmi dentro e interrogarmi per correggere un po' la rotta, magari dura solo qualche settimana e poi ritorno a commettere gli stessi errori.
Ma non mi piace giustificarmi a priori, escludermi dalla possibilità di migliorare perché "la pratica è più difficile della teoria", perché "voglio vederlo io con mio figlio", perché "voglio vedere se fosse di corsa e stressato come me".
Di corsa, stressati, con figli particolari lo siamo più o meno tutti ma non è una scusa per abdicare al nostro ruolo e dare tutta la colpa agli altri o alla fatalità.
@@@@@
E allora io mi porto a casa, dopo aver letto questo libro, che a volte è meglio leggere un libro in meno, scrivere un post in meno, partecipare a qualche incontro in meno, ma starmene ferma lì ad aspettare che abbiano voglia di condividere qualcosa, ad attendere i loro sfoghi.
E qualche volta devo imporre con più decisione certi limiti, perché sta a me aiutarle a capire i confini.
E qualche volta sta a me proporre momenti in cui possano esprimersi e sperimentare.
E sta anche a me sostituirmi alla scuola nel cercare di far loro amare quello che fanno, perché la passione è tutto.
E se anche mi rammarico profondamente per certi errori compiuti nel passato che sicuramente hanno condizionato la nostra vita, accettare che il passato non si cambia e sarebbe "comodo" giustificarsi che "ormai è troppo tardi", vale la pena invece "rimboccarsi le maniche" e affrontare giorno per giorno le sfide educative.
@@@@
Devo aggiungere ancora qualcosa. In questo libro mi ha toccato molto la solitudine che certi bambini o ragazzi sono costretti a vivere.
Restare molte ore per molti giorni in casa soli è naturalmente motivo di disagio. Non sarà così per tutti perché ci sono ragazzi veramente maturi e perché ci sono genitori bravi a far sentire la loro presenza anche non fisica o semplicemente organizzati nel controllo.
Perché televisione e computer sono lì a disposizione e non tutti si preoccupano di mettere il pin, ci sono poi quei dannati cellulari con cui possono fare di tutto. Ore in casa soli con il cellulare non si può pretendere che si limitino da soli.
Lo stesso vale per il cibo, una ricca dispensa a disposizione non sarò io a dire che non è una grossa tentazione.
E poi la possibilità di invitare amici di nascosto, di uscire un attimo di nascosto, tanto nessuno se ne accorge...
E poi proprio quel senso di abbandono, che non sempre e non per tutti, ma che prende, sì, la sensazione magari sbagliata di essere abbandonati, non voluti, di peso. Perché anche questo i genitori a volte si dimenticano di spiegare, il perché ti lascio a casa da solo, dove sono e cosa faccio mentre non sono con te, quanto mi manchi e quanto vorrei essere con te ma proprio è impossibile, se ti lascio solo è perché mi fido, poi quando torno stiamo tanto insieme e ci raccontiamo tutto, e qualche volta vedrai che mi invento qualcosa per stare con te, perché il lavoro è importantissimo ma tu lo sei di più!
Quante volte un genitore si prende qualche ora di ferie SOLO per stare un po' con il figlio? (escluse visite mediche)
Non sono mai stata contraria alla separazione soprattutto perché l'ho sempre vista come la conquista di quelle donne che hanno dovuto subire soprusi e violenze per molti anni nella storia. Peccato che siano proprio queste donne quelle che faticano ancora a trovare la forza di lasciare il loro aguzzino.
Adoro quelle coppie che dopo un primo matrimonio fallito, magari anche in breve tempo, si innamorano per tutta la vita con la persona giusta per loro.
Adoro quelle coppie che si separano restando unite, perché hanno in comune un figlio, che festeggiano insieme, che si consultano, condividono, si accordano e si frequentano con serenità. Qualcuno addirittura cambia paese per stare vicino al figlio, commovente.
Mi dispiace invece la mancanza di maturità: il mettere in mezzo il figlio.
Se la separazione è subita immagino che sia una profonda sofferenza, una spaccatura forte con una sensazione di fallimento che annienta.
Però i figli di questo non hanno veramente colpa.
E se quell'uomo o quella donna non ci vogliono, non è colpa dei nostri figli.
Se anche sono arrivati in momenti sbagliati non l'hanno voluto loro (anche se a volte sembra...)
Un cattivo coniuge non è necessariamente un cattivo genitore.
E comunque non è mettendogli contro il figlio che ci rifaremo di lui, che ci vendicheremo, faremo solo male al bambino/ragazzo.
Leggo di donne fantastiche che riescono a difendere il padre di fronte ai figli anche quando le ha fatte veramente soffrire. Le vorrei abbracciare forte e portarle in giro per il mondo come esempio di forza e saggezza.
Essere un genitore è un sacrificio.
@@@@@@
Non sono assolutamente contraria alla carriera, soprattutto quando ha un valore umanistico, sociologico o artistico.
(In realtà sono un po' contraria quando è a scopo esclusivo di lucro, confesso)
Di entrambi i genitori, intendo.
Però non mi piace quando mi raccontano del tempo di qualità che è sufficiente a compensare il fatto che sia poco, dimenticano di aggiungere che poco non significa praticamente assente: per essere di qualità deve avere una minima durata.
Ma non è solo la carriera ad allontanare i genitori dei figli: alcune volte mi accorgo che pur essendo una presenza fisicamente costante sono mentalmente assente.
Per non parlare dei nostri "ritorni di adolescenza" in cui siamo più coinvolti da amici e attività extra famigliari che dai nostri figli che ci aspettano speranzosi o assistono alle nostre continue, inutili e irritanti telefonate con quel maledetto oggetto sempre presente.
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La mia intenzione è la riflessione, non il giudizio.
Però mi capita spesso di partecipare a (chiamiamoli) corsi per genitori in cui all'uscita (o anche durante) molti commentano "Facile per loro parlare, ma la pratica è un'altra cosa!"
Io preferisco guardarmi dentro e interrogarmi per correggere un po' la rotta, magari dura solo qualche settimana e poi ritorno a commettere gli stessi errori.
Ma non mi piace giustificarmi a priori, escludermi dalla possibilità di migliorare perché "la pratica è più difficile della teoria", perché "voglio vederlo io con mio figlio", perché "voglio vedere se fosse di corsa e stressato come me".
Di corsa, stressati, con figli particolari lo siamo più o meno tutti ma non è una scusa per abdicare al nostro ruolo e dare tutta la colpa agli altri o alla fatalità.
@@@@@
E allora io mi porto a casa, dopo aver letto questo libro, che a volte è meglio leggere un libro in meno, scrivere un post in meno, partecipare a qualche incontro in meno, ma starmene ferma lì ad aspettare che abbiano voglia di condividere qualcosa, ad attendere i loro sfoghi.
E qualche volta devo imporre con più decisione certi limiti, perché sta a me aiutarle a capire i confini.
E qualche volta sta a me proporre momenti in cui possano esprimersi e sperimentare.
E sta anche a me sostituirmi alla scuola nel cercare di far loro amare quello che fanno, perché la passione è tutto.
E se anche mi rammarico profondamente per certi errori compiuti nel passato che sicuramente hanno condizionato la nostra vita, accettare che il passato non si cambia e sarebbe "comodo" giustificarsi che "ormai è troppo tardi", vale la pena invece "rimboccarsi le maniche" e affrontare giorno per giorno le sfide educative.
@@@@
Devo aggiungere ancora qualcosa. In questo libro mi ha toccato molto la solitudine che certi bambini o ragazzi sono costretti a vivere.
Restare molte ore per molti giorni in casa soli è naturalmente motivo di disagio. Non sarà così per tutti perché ci sono ragazzi veramente maturi e perché ci sono genitori bravi a far sentire la loro presenza anche non fisica o semplicemente organizzati nel controllo.
Perché televisione e computer sono lì a disposizione e non tutti si preoccupano di mettere il pin, ci sono poi quei dannati cellulari con cui possono fare di tutto. Ore in casa soli con il cellulare non si può pretendere che si limitino da soli.
Lo stesso vale per il cibo, una ricca dispensa a disposizione non sarò io a dire che non è una grossa tentazione.
E poi la possibilità di invitare amici di nascosto, di uscire un attimo di nascosto, tanto nessuno se ne accorge...
E poi proprio quel senso di abbandono, che non sempre e non per tutti, ma che prende, sì, la sensazione magari sbagliata di essere abbandonati, non voluti, di peso. Perché anche questo i genitori a volte si dimenticano di spiegare, il perché ti lascio a casa da solo, dove sono e cosa faccio mentre non sono con te, quanto mi manchi e quanto vorrei essere con te ma proprio è impossibile, se ti lascio solo è perché mi fido, poi quando torno stiamo tanto insieme e ci raccontiamo tutto, e qualche volta vedrai che mi invento qualcosa per stare con te, perché il lavoro è importantissimo ma tu lo sei di più!
Quante volte un genitore si prende qualche ora di ferie SOLO per stare un po' con il figlio? (escluse visite mediche)
molto spesso si pensa che la fanciullezza sia un momento felice.... secondo me è uno sbagliato luogo comune.... nei bambini si nascondono molte sofferenze e insicurezze
RispondiElimina@Però io sono stata felicissima!
RispondiEliminaChissà cosa racconteranno invece le mie figlie tra vent'anni, ah no! sono ormai trenta che non sono più fanciulla, ogni tanto perdo il conto!
Brava. Sono d'accordo con te. Io, avendo i figli ancora piccoli, sono a casa. Mio marito lavora come insegnante, quindi è abbastanza presente...eppure, come dici tu, ci si può perdere comunque in altre cose: lui più o meno tutti i giorni vuole farsi un'ora di corsetta o un'altra attività fisica, io magari sono alle prese con il computer...allora giusto l'altro giorno ci siamo dati una regola: dopo le 5 del pomeriggio si spegne il computer, e lui cerca di fare attività fisica prima che i pargoli tornino dall'asilo. In questo modo riusciamo a fare qualcosa tutti assieme. Abbiamo due orette prima di cena. Si disegna...si fanno le polpette o i biscotti...o una passeggiata! Dobbiamo imporcelo e stare attenti a non sgarrare! :)
RispondiEliminaCara Gaia mi inviti a fare altrettanto!
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