Ma come cresci in fretta!
Chissà quante volte l'hanno detta ai vostri figli questa frase e, magari, qualche volta, anche voi, l'avete utilizzata per i figli di altri.
Ed è vero.
Quindi noi diventiamo (quasi) matte, rischiamo di rovinarci la vita, a volte perdiamo un marito, altre volte è lui a perdere noi, spesso rischiamo la nostra salute per...quei pochissimi anni che passano così in fretta?
I figli, probabilmente, hanno bisogno dei loro genitori per tutta la vita, magari a piccolissime dosi, magari solo quando vogliono loro ma sapere di avere un genitore a disposizione (solo se chiamato in causa) è una cosa che fa stare meglio.
Ma i figli dipendono veramente da noi per pochissimo tempo. Le mie figlie già a 4/5 anni si facevano la doccia da sole, a 6 anni mia figlia ha preparato una pastasciutta (tranquille, la madre snaturata è arriva prima di scolarla...), hanno imparato presto a vestirsi, pettinarsi, etc.etc. (solo nel fare i compiti non si sono ancora svezzate)
Questo per dire che il tempo in cui dobbiamo ridimensionare gli impegni è veramente poco.
E non è detto che prendendosi una pausa per fare i genitori poi si esca completamente dal gioco.
Quindi se il lavoro ci piace, ci serve o altro, possiamo sempre tagliare il resto.
Perché non divertirsi con i figli e la famiglia?
Poi quando crescono rimpiangeremo il tempo sprecato a fare altro. Invece il resto ci sarà sempre. E ci sarà tutto il tempo per farlo e anche per farlo bene.
Sgridare i figli perché sporcano? Quando sarete sole, la casa sarà pulitissima.
Tutto va fatto con misura, con calma e anche un poco di rassegnazione. Quel sano "lasciar correre", quella straordinaria capacità di osservare dall'esterno, per rendersi conto che forse non è il caso di prendersela così tanto, che possiamo rimandare a domani, che possiamo smettere di fare quello che stiamo facendo perché i nostri figli, in quel momento, hanno veramente bisogno di noi.
Quando è nata mia figlia ho iniziato il conto alla rovescia: sapevo che i primi dieci anni sarebbero stati vitali per entrambe per imparare a conoscerci e pur lavorando non ho mai smesso di essere madre. Per i primi cinque anni ho imparato a capire i suoi bisogni primari e poi a veder diversificare le sue necessità e richieste sempre più. L'entusiasmo nei suoi occhi quando ha preparato con me il suo primo dolce, quando ci siamo impiastricciate le mani, lei pure i piedi, per lasciare su enormi fogli di carta distesi a terra le nostre impronte. L'ordine non era certo un'esigenza primaria, la lasciavo giocare e maneggiare ogni tipo di colore, materiale o libro. Si è divertita a maneggiare gomitoli fino a quando non mi ha chiesto di imparare ad usare l'uncinetto ed ha creato delle copertine sbilenche e dai colori vivaci per i suoi animali-amici di pezza. Durante lo svezzamento e quando i primi denti facevano la loro comparsa le ho fatto usare le mani per assaggiare i vari cibi ed oggi posso dire che è una delle poche bambine che mangia di tutto con gusto, compresa la verdura e la frutta, i minestroni e le varie minestre di farro od orzo che si preparano nel centro Italia, deliziose e nutrienti. Il tatto è uno dei sensi che per i cuccioli umani ha un'importanza rilevante e che spesso viene esiliato per avere la casa pulita ed in ordine. Si devono crescere dei figli non dei manichini da vetrina e per quanto possa sembrare ed essere stancante si impara con loro ad usare tutti e cinque i sensi, ad affinarli. D'estate od in autunno riscoprire i suoni della natura percepiti e sottolineati, ascoltare la musica che li riproduce e riascoltarli interpretati, leggere e parlare di Pippo o di Rosaspina, delle leggende celtiche o di quelle greche, di streghette o di cartone e colla per fare cornici e decorarle con i fiori secchi ed i brillantini. Con lei ho riletto un libro stupendo di Italo Calvino - Fiabe italiane - edito da Einaudi ed ancora ho riso a crepapele rivedendo Asterix ed Obelix, Tom e Jerry. Ora sta cominciando ad interessarsi anche a film più complessi che ho nella mia videoteca, sono una cinefila appassionata, ed entrambe amiamo il cinema francese. La cena dei cretini o Giù al nord sono titoli che consiglio per ritrovare il buonumore, come pure La volpe e la bambina, una storia toccante di un'amicizia tra una bambina ed un animale solitamente restio ad avere contatti con gli umani. So che sta diventando sempre più indipendente e che un giorno le nostre strade si separeranno come è giusto che sia, tuttavia lei sa già che potrà contare sempre su di me ed imparare ad essere madre è una magnifica avventura che si rinnova ogni giorno e mai la stanchezza potrà affievolire l'entusiasmo. Peccato che non sia riuscita a condividerla pienamente con il padre, spaventato ed intimorito da questo nuovo ruolo, troppo attaccato ad un Sè che aveva necessità di tempi e spazi non condivisibili. Io non rimpiango nulla e se per leggere un quotidiano ho dovuto ritagliarmi uno spazio alle 01.00 di notte, chiusa in bagno, quello che ho visto, sentito, provato valeva tutti i libri ed i giornali, le notizie ed i film di questo mondo, peraltro ora condivisi con lei. Inoltre sono nata nell'era dei videoregistratori ed i libri sono sempre lì che mi aspettano per essere letti. Hai ragione quando dici che c'è sempre tempo per mettere in ordine la casa e che la vita insieme ai propri figli non può essere imprigionata dentro le mura di regole o manie da supermamma o da supercasalinga. Un conto è insegnargli le norme igieniche, diverso è il discorso di rendergli asettica l'esistenza.
RispondiEliminaCiao cara, ti seguo da un alcuni mesi.
RispondiEliminaCon il post di oggi mi hai ricordato un alunno che a sei anni preparava il pranzo al padre, separato, che per sbarcare il lunario faceva tre lavori e si alzava alle tre di notte. Preparava il sugo, la pasta e le PATATINE FRITTE! Io di notte sognavo che andava a fuoco la casa. Ma fortunatamente non è mai successo nulla.
Ieri ti chiedevi come mai le donne prima fossero più colorate. Questa domanda me la sono posta già da un po'. Ti fanno credere che il nero è più elegante, smagrisce e balle varie. Un giorno sono rimasta impressionata dai ragazzi delle medie che uscivano da scuola: era un'unica macchia di nero.
Un ragazzo africano dice che lui ha faticato moltissimo alla nostra assenza di colori.
Se i colori rendono più allegri, perchè gli stilisti ci vogliono tristi?
Ciao Speranza, piacere di conoscerti!
RispondiEliminaMi sa che ci vogliono tutti uguali...Perché se noti anche quando c'è il colore è uguale per tutti, uno o due al massimo per anno.
e' molto dolce questo post.... ed ho rivisto il rapporto tra me e mia madre....
RispondiEliminaanche se per mia madre non siamo mai cresciute... continua a chiamarci le mie bambine.... poi la gente si gira e vede me e mia sorella due marcantonie :-)